5 consigli per aiutare i bambini ad affrontare il lutto in famiglia

Lutto in famiglia 5 regole per aiutare i bambini a gestirlo

Una delle prove più difficili per un genitore è insegnare a un figlio piccolo come gestire la perdita di qualcuno che ama. Aiutare i bambini ad affrontare il lutto in famiglia non è un compito semplice, e va gestito in maniera differente a seconda dell’età del piccolo e della qualità del legame che aveva con la persona che non c’è più, in modo che impari a relazionarsi con il dolore in maniera sana, lezione che gli servirà anche in futuro.

In questo articolo approfondiremo il delicato argomento del lutto per i bambini, analizzando reazioni e comportamenti comuni e mettendoli in relazione alla loro personalità e alla fase della vita in cui si trovano, ed elaborando strategie per il supporto reciproco.

Affrontare il lutto in famiglia: una sfida per genitori e figli

affrontare il lutto in famiglia

Il problema principale con cui i genitori si confrontano durante un lutto in famiglia è dover confortare e guidare i figli e, in contemporanea, elaborare anch’essi il proprio dolore.

Si tratta di un momento complesso: è necessario, in primo luogo, non sottrarsi alla necessità di lasciar andare il defunto, attraversando tutte le fasi di elaborazione che questo comporta, e insieme fare da esempio e supporto per il bambino.

Soprattutto se i figli sono molto piccoli, il loro dolore può essere devastante e difficilmente gestibile, perché non sempre i bambini sono in grado di comprenderlo e contenerlo, e il malessere della perdita generalmente si sovrappone a molte emozioni differenti, come sensi di colpa, paura dell’abbandono e incertezza per il proprio futuro.

Per poter aiutare i bambini a relazionarsi al lutto in maniera sana, è necessario comprendere cosa la separazioni significhi per loro e mettere in atto la strategia di supporto più adatta.

I bambini possono comprendere la morte?

Il concetto di morte è un aspetto dell’esperienza umana che viene appreso e compreso in maniera graduale nel corso della vita.

Sotto i 3 anni, i bambini faticano a comprendere la differenza tra cose vive e cose inanimate, e l’unico modo per relazionarsi a ciò che hanno intorno è osservare le reazioni degli altri. Se un bambino così piccolo vede un adulto triste o addolorato, comprenderà che qualcosa non va bene e reagirà manifestando un desiderio di rassicurazione e vicinanza, spesso mostrandosi irrequieto e incline al pianto.

Tra i 3 e i 5 anni, i bambini comprendono la differenza tra qualcosa di vivo e qualcosa di morto, ma non possiedono il concetto di irreversibilità. Espressioni come “per sempre” e “mai più” hanno poco senso per loro e, per questo motivo, potrebbero chiedere quando la persona defunta ritornerà, aspettandosi che ciò accada come se semplicemente fosse partita per un viaggio.

Tra i 6 e i 9 anni, i bambini comprendono che la morte è definitiva, ma questo può facilmente generare ansia e paure. È in questa fase, quindi, che essi cercano di comprendere questa realtà, facendo domande e mostrandosi curiosi verso ciò che avviene al momento della morte.

Dopo i 9 anni, il concetto della morte per i bambini è molto più chiaro, tuttavia è per loro difficile comprendere e regolare le loro emozioni in relazione alla perdita, almeno fino ai 12 anni circa. Questo può generare un senso di vergogna che li porta a nascondere le proprie emozioni per apparire più forti, cosa che bisogna comprendere e gestire per guidarli verso un’elaborazione più sana del dolore.

Leggi anche: Consigli per stimolare lo sviluppo cognitivo del bambino

Comportamenti dei bambini di fronte alla perdita di una persona cara

aiutare i bambini a gestire il lutto

L’elaborazione del lutto può generare emozioni differenti e spesso contrastanti per i piccoli. Le emozioni più comuni sono rabbia, paura, tristezza, senso di colpa e insicurezza, che spesso si alternano a distanza di poco tempo anche nel corso della stessa giornata. Meno il bambino è in grado di comprendere la realtà della morte, più il suo umore sarà instabile e le emozioni intense.

Crisi di rabbia e aggressività possono essere un campanello d’allarme per i genitori, segnale che il piccolo ha difficoltà a relazionarsi con ciò che sta accadendo.

Altri comportamenti comuni sono la tendenza a isolarsi o, al contrario, l’eccessiva dipendenza dagli altri. Non è insolito che possano verificarsi delle regressioni a fasi precedenti dello sviluppo, e che il bambino si mostri, per un breve periodo, meno autonomo o capace di effettuare compiti da solo.

Altri sintomi possono, invece, originarsi dalla sfera psicologica, ad esempio incubi notturni, alterazioni dell’appetito o sintomi psicosomatici come mal di testa o mal di pancia che non hanno alcuna causa fisiologica apparente.

Tutte queste manifestazioni vanno considerate un modo, conscio o inconscio, di esprimere il proprio dolore e, per questo motivo, non dovrebbero essere punite: il bambino ha bisogno di essere confortato e rassicurato, e venire redarguito perché sta provando qualcosa che non riesce bene a capire non farà che rendere il trauma della perdita ancora più doloroso.

Leggi anche: I benefici di una comunicazione aperta e sincera in famiglia

5 consigli per supportare i bambini nella gestione del lutto in famiglia

Volendo tenere in conto soltanto i legami più importanti, la prima volta che un bambino si confronta con la realtà del lutto familiare corrisponde, nella maggior parte dei casi, alla morte di un nonno o di un animale domestico.

Se il bambino non ha ancora capito che la morte è irreversibile, potrebbe chiedersi perché la persona o il compagno amato non ritornino, mentre, se è in grado di comprenderlo, potrebbe cominciare a chiedersi chi sarà il prossimo. In entrambe le situazioni, quest’esperienza può generare profonde paure: nel primo caso, quella di essere abbandonato ancora, nel secondo quella di perdere a breve un genitore, un fratellino o addirittura temere di essere egli stesso il prossimo.

Per un genitore, è facile sentirsi sopraffatto dalla responsabilità nei confronti dei figli, oltre che da un senso di impotenza nel non aver modo di proteggerli dal dolore che stanno affrontando. Ma ci sono alcune abitudini che possono aiutare a creare una rete di supporto per i bambini e che li guideranno verso una consapevolezza più matura dell’esperienza del lutto.

Non reprimere i sentimenti propri e dei bambini

Esprimere i propri sentimenti è la strada migliore per riconoscerli ed elaborarli, qualsiasi essi siano. Nel caso di un lutto in famiglia, sia i bambini che gli adulti hanno bisogno di provare dolore per riuscire a elaborare la perdita e lasciar andare il defunto. Permettere a un bambino di esprimere il proprio dolore, anche se può metterci a disagio o farci sentire impotenti, gli consente di attraversare le proprie emozioni e imparare a riconoscerle.

A questo scopo, può essere utile aiutarsi anche con l’espressione creativa, lasciando che il bambino elabori ciò che prova attraverso il disegno o la scrittura, per poi ascoltarlo quando avrà bisogno di parlare e fare domande.

Non usare giri di parole e non cercare di nascondere la realtà

Sempre tenendo a mente l’età del bambino e ciò che è in grado di comprendere, bisogna esporgli i fatti e rispondere alle sue domande nella maniera più onesta possibile.

Alimentare false speranze di ritorno potrebbe essere controproducente, perché il bambino potrebbe, nel tempo, sentirsi tradito o abbandonato. Allo stesso modo, nascondergli la verità non farà che creare dubbi e domande sull’assenza della persona amata e sulla causa della sofferenza dei genitori, che i bambini sono perfettamente in grado di riconoscere.

Da evitare, infine, sono perifrasi e metafore del tipo “sta riposando” o “è andato a dormire”, che potrebbero caricare di angoscia e timore il momento del riposo.

A supporto dei genitori in questa fase arriva la letteratura per l’infanzia: esistono storie e libri pensati appositamente per introdurre i bambini alla realtà della morte e del lutto in famiglia, raccontati in maniera adeguata alla loro fascia d’età.

Dedicare un saluto al defunto

In una fase delicata come quella dell’addio, i riti sono di importanza fondamentale. Permettono alla persona di mettere a tacere rimorsi e rimpianti e la preparano psicologicamente a lasciar andare e ad affrontare il lungo e complesso percorso del lutto. È una fase di passaggio della quale è importante scandire i singoli momenti, comprendere la transizione tra il prima e il dopo per poter tornare a vivere serenamente. Vale a tutte le età, anche quando si è piccoli.

Se il bambino desidera partecipare al funerale, impedirglielo potrebbe non essere una buona scelta: anche il piccolo ha bisogno di salutare la persona amata e, in qualche modo, accompagnarla nell’ultimo viaggio per elaborare il suo dolore.

Se il bambino è troppo piccolo, se non ha la possibilità di partecipare al rito o se un funerale non è previsto, come nel caso della morte di un animale domestico, è utile organizzare un piccolo rito familiare da svolgere insieme. Un’idea potrebbe essere scrivere una lettera e lasciarla andare legandola a un palloncino, oppure piantare un albero in memoria del defunto o ancora accendere insieme delle candele e dedicargli un pensiero o una preghiera, o realizzare un collage di foto da appendere in un quadretto.

Affrontare il discorso della vita dopo la morte

Un altro spinoso problema è relazionarsi ai dubbi del bambino riguardo alla possibilità di una vita oltre la morte. È forse questo l’aspetto più personale e intimo del lutto, quello per il quale non esiste una risposta univoca né universale. Di conseguenza, le risposte ai dubbi del bambino dipenderanno dalle credenze dei genitori e dall’educazione che desiderano impartirgli.

Se i genitori sono credenti, questo potrebbe essere il momento adatto per parlare al bambino di una vita dopo la morte e dell’idea che il defunto continui a vegliare su chi resta. Se non lo sono, possono confortarlo spiegandogli che la persona non c’è più, ma che il suo ricordo vive nei cuori di chi ha amato e porta avanti i suoi insegnamenti.

In ogni caso è fondamentale rassicurare il bambino, ricordandogli che non è solo e che c’è chi lo ascolta se ha bisogno di sfogarsi e parlare.

Attenersi alla routine

La routine è generalmente un conforto per i bambini, poiché dà loro stabilità e li fa sentire protetti da cambiamenti che potrebbero spaventarli.

Poiché un lutto in famiglia causa generalmente sconvolgimenti nelle abitudini quotidiane – che vengono messe da parte per fare spazio ad altri impegni, come l’organizzazione dei funerali o lo svolgimento delle pratiche burocratiche per le successioni – è utile far sì che qualcuno si occupi di passare del tempo con i bambini, ad esempio parenti o amici che potrebbero venire a trovarli, in modo che capiscano che la vita continua e che le cose torneranno a normalizzarsi.

L’importanza di rispettare i tempi di elaborazione del dolore

In conclusione, vale sempre la pena ricordare che la gestione del dolore è un processo intimo, che varia anche notevolmente da persona a persona. Inibirlo o negarlo, magari evitando di parlarne, non fanno che rendere la sofferenza un tabù, con conseguente incapacità di relazionarsi a emozioni e sensazioni che fanno parte della normale esperienza umana.

Rispettare le proprie e le altrui emozioni, concedendosi il tempo di cui si ha bisogno prima di cominciare a sentirsi meglio, è la via più funzionale per adulti e bambini di elaborare il lutto in famiglia.

Altrettanto importante è chiedere aiuto se necessario, Esistono percorsi di psicoterapia finalizzati proprio all’elaborazione della perdita, da percorrere con la guida di un professionista, che possono fare da supporto nel percorso di guarigione dal trauma della separazione.

Leggi anche: Consigli per creare tradizioni familiari significative